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Troubetzkoy 150 presenta 150 opere selezionate dell’artista a 150 anni dalla nascita (Intra 1866) con un allestimento che racconta uno spaccato della Belle Époque europea, di quegli anni eleganti, mondani e modernisti interpretati dallo scultore verbanese che rimandano alla storia stessa di Pallanza, alla sua vecchia vocazione turistica, ai suoi alberghi del lungolago, ai personaggi che l’animavano.
Internazionale nel dna (nato a Intra da un principe russo, Pietro, e una cantante lirica statunitense, Ada Winas a 36 anni sposò una svedese, Elin Sundstrom), Paolo Troubetzkoy fu artista giramondo. Ancora giovane lo ritroviamo a Milano per una prima formazione documentata nella mostra da fotografie, documenti storici e opere, si trasferisce poi in Russia, ma negli anni anche a Parigi, ha uno studio a Londra e rieccolo ancora in Francia, dove vivrà fino alla morte, avvenuta nel 1938, alternando a soggiorni estivi nella Villa Cabianca, a Suna.
La mostra presenta i materiali e i soggetti da lui prediletti: eleganti figure femminili, delicati nudi, animali, ballerine e ritratti dal vivo, sculture leggere e quasi parlanti. Il segreto della leggerezza delle sculture di Troubetzkoy sta infatti nel lavorare materiali teneri come l’argilla, la cera modellata, il mastice con la stecca e utilizzare le sue dita insolitamente sottili e affusolate, lasciando nella materia malleabile delle pennellate colorite e piene di temperamento, che trasmettono l’essenza della sua natura psico-fisica e reagiscono in modo diverso alla luce. Famose sono le patinature dei suoi gessi - bronzo, giallo ocra, verde oliva – e la esclusiva tecnica di fusione a cera persa, unica, a suo parere, che riuscisse a mantenere tutti i particolari del manufatto originale.
Termina il percorso della mostra la parziale ricostruzione, realizzata partendo da alcune foto storiche in possesso del Museo, dell’amato studio francese di Troubetzkoy e dello studiolo di Suna, andato distrutto in un incendio.